Il
suffisso "Italiano" per determinare un cittadino proveniente,
appunto, dall’Italia, è stato cinicamente utilizzato, in particolare
nell'ultimo ventennio, e individuato come sinonimo di "furbo",
soprattutto dall’area culturale-geografica anglo-americana. Che, se
dapprima, ne apprezzava le doti di humor e le successive etichettature
di mangiaspaghetti o latinlover erano sinonimi, comunque, sempre positivi, arriva,
sin dagli anni settanta del ‘900 ad oggi, ad identificarlo con termini quali
“mafioso”, o ad etichettarlo come “furbo”, (termini, questi sprezzantemente
negativi).
Ma
chi è il "furbo"?
Guardando
la situazione Italiana attuale, non gli si può certamente dare torto,
tralasciando i primi termini, ormai sopiti, ed il penultimo per dovere di
traccia e di trattazione, la quale sarebbe di gran lunga insidiosa.
Notizie
come …. un capogruppo accusato di peculato, o un ex Ministro capace di sostenere con nonchalance di aver
pagato per anni un affitto di mille euro a settimana, in contanti, senza mai
aver emesso assegni o bonifici mensili? ….. sembrerebbero dar ragione all’assunto
anglo-americano, se non fosse che, come ha scritto Michele Ainis sul Corriere
della Sera, e in più articoli, tutta la società italiana, a tutti i livelli,
commette furberie per proprio fine.
“Furbo”
è, quindi, anche il lavoratore del
pubblico impiego che, approfittando della colpevole complicità di chi ha il
compito di controllarlo, timbra il cartellino e non va a lavorare, come ben in
evidenza nei mass-media italiani degli ultimi mesi.
Chissà,
però, se questo “furbo” si rende conto
delle conseguenze del suo gesto, non solo in quanto riceve uno stipendio
non dovuto, ma, in particolare, per l’omissione e il danno che crea alla
collettività.
Ma
c'è dell'altro: in tempi di crisi e di manovra economica, si è aggiunto un
altro fenomeno in crescita esponenziale, quello dell’evasione fiscale, tema
tornato ad essere molto dibattuto, e che non riguarda solo il “nero di mafia”
ma le molteplici forme di furberia e frodi che si adottano per evitare il
pagamento di tasse indirette( tipo Iva, ecc..) soprattutto, e connesse, quelle dirette(Irpef).
"Fisco,
41 miliardi sottratti allo Stato".
Così
titola il "Corriere della Sera" del 17 dicembre, servendosi dei dati,
mostrati dalla Guardia di Finanza, relativi all'evasione fiscale del 2012.
Una
cifra record, con cui l'Italia, a ragione, si colloca ai primi posti tra i Paesi
più evasori, come confermato dal "Price Waterhouse Coopers", network
internazionale specializzato nella consulenza alle imprese in materia fiscale.
ll
rovescio della medaglia arriva, però, con il recupero delle somme. Perché i
finanzieri individuano i patrimoni e ottengono il sequestro dei beni, ma
l’effettivo rientro del capitale nelle casse dello Stato è troppo spesso
aleatorio: finora soltanto 900 milioni di euro sono stati effettivamente
incassati, denunciando evidenti problemi e potenziali irregolarità persino
nella gestione stessa del denaro recuperato.
In
relazione proprio al tema dell'evasione, la reazione dell'Italiano è
incredibilmente, per l’appunto, incostante.
Da
una parte, emerge la volontà di porsi come strenuo "difensore
civico", nel sostenere e ribadire quanto sbagliato e scorretto sia frodare
lo Stato per i propri interessi.
Dall'altra,
però, non si esita a frodare con “alchemiche furberie”, qualora si presenti
l'occasione.
Onestà
e rettitudine non sono quindi modelli vincenti in Italia e per l’Italiano. Anzi,
spesso l'onesto soccombe alle ingiustizie e ci rimette sempre di sua tasca; alla
fine viene anche considerato ingenuo, se non stupido.
Perché
allora comportarsi con rettitudine, visto anche il periodo di crisi in cui ci
si trova oggi?
Comportarsi
"da furbi" significa solo favorire i veri "delinquenti",
che possono così agire completamente indisturbati.
Sta
al singolo/collettività, dunque, riguardarsi e progettarsi partendo dal vecchio
e superare con la ragione e la logica quel “difetto” quasi “innato” del “furbare”.
Ritornare
a pensare con la propria testa nel senso comune del “fare per tutti”,
riflettere, ma anche agire, mobilitarsi, quando chi usa la logica del proprio “tornaconto”
a discapito della collettività.