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cultura

Italiano, sinonimo di furbo, vero o falso   a cura di Giancarlo Vignoli


Il suffisso "Italiano" per determinare un cittadino proveniente, appunto, dall’Italia, è stato cinicamente utilizzato, in particolare nell'ultimo ventennio, e individuato come sinonimo di "furbo", soprattutto dall’area  culturale-geografica anglo-americana. Che, se dapprima, ne apprezzava le doti di humor e le successive etichettature di  mangiaspaghetti o latinlover erano sinonimi, comunque, sempre positivi, arriva, sin dagli anni settanta del ‘900 ad oggi, ad identificarlo con termini quali “mafioso”, o ad etichettarlo come “furbo”, (termini, questi sprezzantemente negativi).
 Ma chi è il "furbo"?
Guardando la situazione Italiana attuale, non gli si può certamente dare torto, tralasciando i primi termini, ormai sopiti, ed il penultimo per dovere di traccia e di trattazione, la quale sarebbe di gran lunga insidiosa.
Notizie come …. un capogruppo accusato di peculato, o un ex Ministro  capace di sostenere con nonchalance di aver pagato per anni un affitto di mille euro a settimana, in contanti, senza mai aver emesso assegni o bonifici mensili? ….. sembrerebbero dar ragione all’assunto anglo-americano, se non fosse che, come ha scritto Michele Ainis sul Corriere della Sera, e in più articoli, tutta la società italiana, a tutti i livelli, commette furberie per proprio fine.
“Furbo” è, quindi,  anche il lavoratore del pubblico impiego che, approfittando della colpevole complicità di chi ha il compito di controllarlo, timbra il cartellino e non va a lavorare, come ben in evidenza nei mass-media italiani degli ultimi mesi.
Chissà, però, se questo “furbo” si rende conto  delle conseguenze del suo gesto, non solo in quanto riceve uno stipendio non dovuto, ma, in particolare, per l’omissione e il danno che crea alla collettività.
Ma c'è dell'altro: in tempi di crisi e di manovra economica, si è aggiunto un altro fenomeno in crescita esponenziale, quello dell’evasione fiscale, tema tornato ad essere molto dibattuto, e che non riguarda solo il “nero di mafia” ma le molteplici forme di furberia e frodi che si adottano per evitare il pagamento di tasse indirette( tipo Iva, ecc..) soprattutto,  e connesse, quelle dirette(Irpef).
"Fisco, 41 miliardi sottratti allo Stato".
Così titola il "Corriere della Sera" del 17 dicembre, servendosi dei dati, mostrati dalla Guardia di Finanza, relativi all'evasione fiscale del 2012.
Una cifra record, con cui l'Italia, a ragione, si colloca ai primi posti tra i Paesi più evasori, come confermato dal "Price Waterhouse Coopers", network internazionale specializzato nella consulenza alle imprese in materia fiscale.
ll rovescio della medaglia arriva, però, con il recupero delle somme. Perché i finanzieri individuano i patrimoni e ottengono il sequestro dei beni, ma l’effettivo rientro del capitale nelle casse dello Stato è troppo spesso aleatorio: finora soltanto 900 milioni di euro sono stati effettivamente incassati, denunciando evidenti problemi e potenziali irregolarità persino nella gestione stessa del denaro recuperato.
In relazione proprio al tema dell'evasione, la reazione dell'Italiano è incredibilmente, per l’appunto, incostante.
Da una parte, emerge la volontà di porsi come strenuo "difensore civico", nel sostenere e ribadire quanto sbagliato e scorretto sia frodare lo Stato per i propri interessi.
Dall'altra, però, non si esita a frodare con “alchemiche furberie”, qualora si presenti l'occasione.
Onestà e rettitudine non sono quindi modelli vincenti in Italia e per l’Italiano. Anzi, spesso l'onesto soccombe alle ingiustizie e ci rimette sempre di sua tasca; alla fine viene anche considerato ingenuo, se non stupido.
Perché allora comportarsi con rettitudine, visto anche il periodo di crisi in cui ci si trova oggi?
Comportarsi "da furbi" significa solo favorire i veri "delinquenti", che possono così agire completamente indisturbati.
Sta al singolo/collettività, dunque, riguardarsi e progettarsi partendo dal vecchio e superare con la ragione e la logica quel “difetto” quasi “innato”  del “furbare”.
Ritornare a pensare con la propria testa nel senso comune del “fare per tutti”, riflettere, ma anche agire, mobilitarsi, quando chi usa la logica del proprio “tornaconto” a discapito della collettività.