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mercoledì 22 maggio 2013

Se il Lavoro c'è, è Lavoro Nero!

Se il Lavoro c'è,  è Lavoro Nero  a cura di Lorena Tomao, Ilaria Colangelo e Capodiferro Natale

Se si coltiva l'aspetto meramente culturale  del lavoro che manca e si "intellettualizza" il concetto simbolico del 1^ Maggio, viene a presentarsi la solita e nota domanda-qui in Italia soprattutto, che è possibile rintracciare in quasi tutti i media: il lavoro non c'è, quando manca o le persone sono in situazione precaria o di disoccupazione  forzata o con CIG, irrimediabilmente si ricorre al "nero". Si diventa come nel "far west" mitici fuorilegge che evadendo sopravvivono(ai danni degli altri diremmo noi). Eppure questi cittadini sfruttati e dimenticati, dal welfare e dal mercato reale, si fanno riferire prevalentemente agli italiani di cittadinanza, di tutte le età ormai. Stanchi di andare a elemosinare un lavoro che non c'è, arrivare, all'orario di chiusura dei mercati, per rintracciare tra i rifiuti soprattutto verdure e frutta, quelli ancora mangiabili, vivere nelle case-macchine sostenuti dagli abitanti dei quartieri, suicidarsi ed uccidere tutta la famiglia, esodati senza misure protettive, ormai la ricerca è tutta rivolta a chi ti da il lavoro senza nessuna protezione e al più basso prezzo. Quello stesso che viene elemosinato agli immigrati.
Dunque, sarcasticamente, potremmo dire che la crisi ha avvicinato ragazzi, giovani, anziani e vecchi, abbattendo i muri/barriere tra queste generazioni ed anche tra italiani e immigrati. Ma il risultato evidente è nei numeri: 1 milione di licenziati nel 2012. Questi numeri determinano incertezza sociale-culturale e il provvido prosperare del lavoro nero, che sembra ormai una via senza uscite e obbligata per tantissimi di cittadinanza e non. Altro dato incontrovertibile è l'aumento(non regolare) del doppio lavoro anche da parte di chi il lavoro c'è l'ha, incalzato senza sosta dai, pressochè, quotidiani aumenti di tutti i prodotti e generi alimentari,  determinati, a loro volta, dalla pesante tassazione diretta(irpef, Irap soprattutto,  etc..) ed indiretta(Ici, Tarsu o Tares tra un pò, Accise, etc..). Che dal 2009 ci incalza con le scadenze da rispettare con l'Europa per il rispetto del patto del 3%, per la riduzione del debito sovrano(più di 2000 M di Euro), per gli aiuti europei ad altre nazioni, per lo spread che aumenta o diminuisce, a seconda del suo andamento. 
Secondo alcune stime, tra cui quella dell'Istat, sono circa  3 milioni i lavoratori che operano in nero senza uno straccio di contratto. 
Che dire allora dei giovani che non riescono a trovare neanche quello? 
Far quadrare i conti risulta sempre più difficile anche per un governo, come quello attuale, che pensa che gli anaziani debbano lasciare il lavoro ai giovani o ridistribuirlo equamente! Ma con quale vantaggio? Se non quello di distribuire sempre la stessa "ricchezza" e non di aumentarla. Come si legge sui giornali, qualcosa di buono potrebbe esserci: i giovani, una certa parte, potrebbe cominciare a liberarsi della famiglia e farsene una propria con una propria identità. Ma lo sviluppo e la crescita sono nell'aumento, non nell'eguagliamento del valore  del denaro(che sarebbe sempre lo stesso),  il quale nel sociale procurerebbe effetti disastrosi sia dal punto di vista della crescita culturale, che diventerebbe meramente aliena da raggiungere senza possibilità economiche, sia della redistribuzione del reddito che persistendo sulla stessa somma  vedrebbe ridursi le ore e lo stipendio dell'uno a favore dell'altro.Alla ricerca di un lavoro allora. Si, MA QUALE!